Per quelli che sono cresciuti giocando partite con ante da un centesimo, chiamate del mazziere e carte jolly, il poker indiano ("Indian Poker") può essere uno dei giochi di poker più assurdi.

Il gioco ha un nome che può non essere tra i più politicamente corretti e non lo troverete neanche su un sito completo come quello 888poker, ma comunque fa divertire parecchio al tavolo, che lo si giochi per farsi due risate o con qualche soldo in palio.

In questo gioco, c’è un vantaggio per i giocatori abili che è subito evidente. In questa versione di poker, potete vedere tutte le carte dei vostri avversari, ma non le vostre.

Continuate a leggere per imparare a giocare a poker indiano e per saperne di più di questo gioco, ancora più simpatico del 3 card poker!

Le basi del poker indiano

Ogni giocatore all’inizio di una partita di poker indiano paga una ante. Il mazziere dà a ogni giocatore una carta, ma nessuno può guardarla.

Una volta che tutte le carte sono state date, il mazziere dà il segnale a tutti di alzare le carte sulla loro fronte senza vedere la propria.

In questa variante i fogli di strategia non vi servono a nulla, visto che ognuno, lo avete già capito, conosce il valore delle carte di tutti gli altri.

Anche durante il nostro evento di Londra, si è giocato a poker indiano

Dunque, ogni giocatore può vedere la mano di tutti gli altri ma non la sua. Quell’unica carta sulla fronte sembra una singola piuma dei magnifici copricapi, indossati dai Nativi Americani, da cui il nome “poker indiano”.

Alcuni giocatori coprono uno dei loro occhi senza guardare le proprie carte e chiamano il gioco “Ciclopi”, dalla creatura della mitologia greca che aveva solo un occhio in faccia.

Alcuni degli altri nomi di questa assurda variante del poker sono:

  • Blind Man's Bluff.
  • Squaw Poker.
  • Oklahoma Forehead.
  • Indian Head.

Comunque voi e i vostri amici lo chiamiate, le regole di base del gioco sono le stesse. Una volta che tutti i giocatori hanno le loro carte sulla fronte, inizia il round di puntata.

I giocatori non puntano sulla forza delle loro carte, ma, ragionando al contrario, valutano la forza di quelle degli altri.

Nel poker indiano si punta, valutando la forza delle mani degli avversari

Quando le puntate sono finite, i giocatori mostrano le loro carte, vedendo le proprie per la prima volta. Il giocatore con la carta più alta si prende il piatto, in un processo che prevede anche... parecchie risate!

Una mano di poker indiano è un ottimo modo per spezzare l’azione molto più seria magari durante una serata di poker casalinga, passata a giocare a carte con gli amici.

Poker indiano – modi di giocare alternativi

I giocatori potrebbero considerare anche qualche alternativa per giocare a poker indiano. Mentre il gioco tradizionale prevede una singola carta sulla fronte, alcuni giocatori usano due o tre carte o anche di più.

Alcuni estendono addirittura il gioco e fanno crescere il piatto dando ogni carta in maniera individuale e facendo un round di puntata. A seconda delle altre carte visibili degli avversari, i giocatori possono decidere se chiamare o foldare.

Usare più di tre carte può diventare complicato e può far sì che le carte cadano dalla fronte di qualcuno, rendendo quindi inutile lo scopo del gioco. Un’altra alternativa è quella di giocare una versione a perdere, con i giocatori che sperano di avere la combinazione più bassa per prendersi il piatto.

Modi di giocare alternativi del poker indiano

Esiste anche una versione stud del gioco, con i giocatori che ricevono alcune carte che possono vedere, ma anche delle “carte coperte” che possono essere viste solo dagli avversari. Questa variante crea una versione intrigante del poker tradizionale.

Poker indiano – considerazioni strategiche

I giocatori non possono vedere le proprie carte, ma possono comunque stabilire le loro possibilità potenziali di vincere valutando le mani degli altri giocatori e quello che c’è a tavola.

Vedere, così, delle figure sulla fronte degli avversari rende le possibilità di vincere assai minori.

  • Avere davanti assi, re, regine o jack può significare foldare la propria mano.
  • Ma vedere gli avversari che per la maggior parte hanno carte basse o medie può significare che vale la pena chiamare una puntata o magare fare un raise, se tutte le carte sembrano abbastanza deboli e voi avete una sensazione positiva riguardo la vostra fortuna.
Le considerazioni strategiche relative al poker indiano

Fare un raise può costringere persino le mani migliori a foldare se tutte le carte sono relativamente deboli o medie. Questo gioco non è fatto per pensare troppo sul da farsi. Ma qualche considerazione in più potrebbe farvi vincere.

Il poker indiano nella cultura pop e i tornei

Anche se è più un gioco pensato per divertirsi che una vero e proprio torneo di poker, il poker indiano è comparso anche in televisione. Negli Stati Uniti tre partecipanti al Grande Fratello hanno giocato a poker indiano durante la trasmissione dal vivo nel 2020. La maggior parte dei giocatori non riusciva a giocare senza ridere.

Persino le World Series of Poker hanno presentato un torneo a sei di poker indiano, chiamandolo Blind Man’s Bluff, ripreso dalle telecamere di ESPN. C’era anche una versione Texas Holdem, con ogni giocatore che riceveva due carte e poi puntava al flop, al turn e al river.

Amir Vahedi, Layne Flack, Scotty Nguyen, Clonie Gowen, Mike Matusow e Phil Gordon si sono dati battaglia per un montepremi da 3mila dollari, con Vahedi che alla fine è stato il vincitore.

Nel 2010 all’Irish Winter Poker Festival c’è stato il campionato del mondo di Blind Man’s Bluff da 100 euro, aggiungendo all’evento un elemento unico, che ha attratto 47 giocatori, con il russo Pavel Pravdukhin che ha vinto dopo sette ore di gioco, portando a casa il titolo e il premio principale da 1985 euro. Che magari non è stata la vincita più grande della sua carriera, ma forse quella più divertente.

“Si tratta di un gioco complesso, con molta più abilità richiesta di quanto si potrebbe pensare a prima vista”, ha spiegato uno degli addetti stampa dell’evento al momento di annunciarlo.

“Ai giocatori di poker piace pensare di saper leggere gli avversari, vediamo quanto sono bravi a giudicare la situazione senza sapere quali carte hanno in mano. Questo campionato mondiale promette di essere assolutamente folle, probabilmente un po’ caotico, ma sicuramente un craic (che è il termine irlandese che definisce qualcosa di divertente)!”.

Sean Chaffin è uno scrittore freelance di Crandall, Texas. I suoi articoli vengono pubblicati su numerosi siti e riviste. Seguilo su Twitter @PokerTraditions. Sean è anche il moderatore del podcast True Gambling Stories, disponibile su iTunes, Google Play, TuneIn Radio, Spotify, Stitcher, PokerNews.com, HoldemRadio.com e altre piattaforme.