In questo senso, nel corso degli ultimi decenni sono stati fatti dei passi in avanti nel mondo del lavoro e non solo (anche se la strada da fare è ancora lunga); lo stesso discorso si può applicare anche al poker, dove, difatti, non solo la presenza femminile si è andata affermando via via sempre di più, ma sono diverse le giocatrici che sono state in grado di imporsi con successo ai tavoli da gioco, smentendo peraltro uno dei cliché più diffusi nell’ambiente, secondo il quale le donne non sarebbero in grado di controllare e tenere a bada le proprie emozioni, finendo col perdere la lucidità nei momenti topici dell’incontro.
Cambiamenti radicali come questo sono sempre figli di un processo lungo e graduale, che non può avvenire dall’oggi al domani, per pura forza di inerzia. Altro presupposto imprescindibile per una rivoluzione di questo tipo è certamente la presenza di una o più figure di riferimento, che possano fungere da faro e ispirare i propri consimili nel perseguire la strada appena tracciata: fra i totem del poker e del gioco d’azzardo femminile è impossibile non menzionare Cathy Hulbert, detta “Cat”, distintasi in quanto una delle prime donne a specializzarsi nel conteggio delle carte.
Figlia di un camionista e di un’infermiera, Cathy nasce nel 1950 e cresce in un paesino dell’Upstate New York. La sua gioventù è tutt’altro che facile: a causa di una malattia irreversibile, il padre viene presto costretto a letto, mentre il rapporto con la madre subisce un’importante frattura che la porta a lasciare casa alla tenera età di 15 anni. Decide di affittare una stanza e di intraprendere un lavoro in una fabbrica di sapone, cui si dedica ogni giorno al termine delle lezioni a scuola. Tramite il grande impegno e il forte spirito indipendente sviluppato in maniera prematura, Hulbert riesce a mantenersi economicamente in quegli anni, arrivando anche a iscriversi all’università e finendo per essere l’unica di sei fratelli ad acquisire un titolo di studio accademico: risultato a dir poco notevole, tanto più se si considerano l’ambiente e le condizioni storico-sociali in cui è cresciuta la futura pioniera del gioco d’azzardo.
Già durante gli anni del college la giovane Cathy inizia a sviluppare un grande interesse per i giochi di carte. Una volta conclusi gli studi, questa sua passione trova un ulteriore slancio nel lavoro trovato presso il Senato dello Stato di New York, dove Hulbert, forte della sua ossessione per il gioco in generale, viene incaricata di condurre un lavoro di ricerca che analizzasse le ragioni a favore o contro la legalizzazione del gioco d’azzardo. Come facilmente immaginabile, la sua scelta ricade in favore della regolarizzazione delle scommesse, anche perché uno dei suoi sogni, per sua stessa ammissione, è quello di diventare una giocatrice professionista. È questo il motivo che in quel periodo la spinge a dirigersi a Las Vegas, dove peraltro ha la possibilità di provare l’esperienza più da vicino e di capire in prima persona se sia effettivamente opportuno introdurre le attività d’azzardo anche nello Stato di New York.
Cathy frequenta così una scuola di formazione per croupier di blackjack. Seppure non sia quella la sua strada, capisce subito che il casinò rappresenta il suo habitat ideale: una volta terminato il corso, decide dunque di lasciare il proprio lavoro, fare le valigie e trasferirsi a Las Vegas, sfidando peraltro durante il viaggio una tempesta di neve da record in Ohio: è il 1977. Dopo una fugace esperienza lavorativa nel Rainbow Club, una casa da gioco nei sobborghi della città, passa al casinò Union Plaza, in pieno centro. Nonostante la sua richiesta di svolgere il ruolo di dealer ai tavoli di blackjack, viene inizialmente assegnata alla Big Six Wheel (una sorta di ruota della fortuna). Fortemente contrariata, Cathy impara una tecnica per girare la ruota e far uscire costantemente il numero con il payout di 40-1, il più favorevole per lo scommettitore. Visti i risultati negativi per il casinò (che di norma usufruisce di un margine del 35% in tale genere di giochi), la giovane Hulbert viene finalmente accontentata e trasferita al blackjack. Qui si rende presto conto che alcuni giocatori sono spesso in grado di ottenere un blackjack subito dopo aver piazzato una puntata sostanziosa. Una volta intuita l’esistenza di un possibile schema seguito dagli scommettitori, un giorno, in preda alla curiosità, decide senza remore di chiedere lumi a un giocatore, cui Cathy fa riferimento col nome di Peter. Quest’ultimo, descritto come un genio della matematica, si rivela far parte di un team di contatori di carte provenienti in gran parte dalla Cecoslovacchia. Peter ritiene una buona idea insegnare a Cathy la tecnica del conteggio di carte, dal momento che nessuno avrebbe sospettato che una donna potesse avvalersi di un sistema così all’avanguardia. La giovane pioniera apprende così la tecnica ed entra a far parte della squadra, sebbene inizialmente venga rilegata al poco lusinghiero ruolo di “spotter”, ovvero la persona incaricata di sedere al tavolo, osservare l’andamento della partita e segnalare ai propri compagni il momento giusto per entrare in gioco. Questo non le impedisce di accumulare un bel gruzzoletto nel corso del tempo, il che però la porterà anche ad essere rapinata diverse volte in giro per il mondo. A questi episodi si aggiunge un’ulteriore condanna per Cathy: proprio essendo una delle pochissime, se non l’unica donna in grado di contare le carte a tali livelli, diventa sempre più facilmente riconoscibile e incontra via via sempre più resistenze agli ingressi dei casinò, ragion per cui si vede costretta ad abbandonare la propria carriera nel blackjack.
Dopo una breve parentesi con le slot machines (dalle quali pure viene bandita, al punto che si vede costretta ad assumere altri scommettitori che giochino al suo posto), in un periodo nel quale le viene diagnosticato un disordine bipolare della personalità, Cathy inizia a cimentarsi sempre di più nel poker, specializzandosi in particolare nel 7 Card Stud. Come facilmente immaginabile (e come ammesso dalla stessa interessata), la sua condizione psichica la ostacola sensibilmente nella pratica dei giochi di carte, tanto più in un contesto in cui la tenuta dei nervi svolge un ruolo imprescindibile. Non è un caso che Cathy decida di rivolgersi anche a uno psichiatra. Nei suoi primi tre anni di attività nel poker si registrano risultati prevalentemente negativi, ma l’incontro con David Heyden, considerato come il miglior giocatore di 7 Card Stud al mondo, si rivela essere una svolta: non solo infatti trova in lui l’amore della sua vita, ma anche un vero e proprio mentore che le insegna tutti i segreti del poker a sette carte. Ripartendo dalle basi, Hulbert sviluppa le proprie abilità, fino a venire inclusa nella lista dei migliori giocatori di 7 Card Stud al mondo stilata dalla rivista Card Player nel 1996.
In questo periodo Cathy segue uno stile di vita più calmo e regolare, avvalendosi anche di esercizi mentali per favorire la concentrazione. Nel corso degli anni si dedica a sua volta all’insegnamento del gioco, aiutando un totale di oltre 200 donne. Inoltre scrive il libro Outplaying the Boys, pubblicato nel 2005, che susciterà un moto di orgoglio anche nella madre, nel frattempo costretta al capezzale. La sua carriera si spegne senza particolari clamori nel 2010, con un’ultima sessione di gioco dall’esito amaro ai tavoli del Borgata di Atlantic City, dove perde circa 40.000$, vittima anche delle fluttuazioni e delle varianze sfavorevoli. A questo proposito non ha mancato di mettere in guardia dal pericolo di giocare in maniera smisurata e smoderata, avendo avuto modo di vedere nel corso della propria carriera tante vite rovinate nei casinò; lei stessa aveva rischiato di fare una brutta fine con l’avvento del poker online, che le garantiva la possibilità di giocare tutto il giorno da casa, mettendo seriamente a rischio il proprio denaro e la propria vita sociale. Cathy ha inoltre espresso il rammarico per non essersi ritirata al top della forma, con l’autostima intatta, come avrebbe invece desiderato.
Ad ogni modo, i risultati ottenuti da Hulbert hanno ispirato altre grandi giocatrici come Loni Hardwood, Kathy Liebert e Vanessa Selbst. Diverse generazioni di donne hanno dimostrato ampiamente come anche il genere femminile sia in grado di eccellere nel gioco e nelle strategie, riuscendo a ottenere grandi risultati nei vari palcoscenici mondiali. Purtroppo va rilevato come ancora oggi la situazione per le donne non sia ancora tutto rose e fiori da un punto di vista sociale e culturale nel mondo del poker, ma la strada intrapresa è sicuramente quella giusta e ci consente di guardare al futuro con rinnovato ottimismo.