Il poker è cambiato molto dai tempi del vecchio West. Il gioco non è più relegato a stanza nascoste piene di fumo.

Al giorno d’oggi è molto più probabile incontrare un turista che cerca un posto per giocare a poker a Las Vegas che un cowboy dai capelli ingrigiti.

Ora il poker ha più in comune con i fenomeni degli scacchi e i maghi della matematica.

Ma il poker è un gioco di abilità?

Assolutamente sì! Ma per rispondere alla domanda “il poker è un gioco di fortuna o di abilità?” nella maniera giusta, dobbiamo fornirvi, amici lettori, un po’ di... contesto!

Da Doyle a Doug – Il poker è un gioco di fortuna o di abilità?

Per decenni il nome più importante del mondo del poker è stato quello di Doyle Brunson, soprannominato “il Padrino del Poker”.

Lo si vedeva in qualsiasi partita trasmessa in TV, mentre puntava centinaia di migliaia di dollari con in testa il suo tipico cappello da cowboy.

La leggenda di Doyle Brunson

Ha scritto il leggendario libro “Come ho vinto più di un milione di dollari giocando a poker” (un titolo poi cambiato in” Super System”) nel 1978, quando, fate voi il relativo rapporto numerico, una confezione da dodici uova fresche costava 82 centesimi.

Riuscite solo a immaginare quello che si poteva comprare con un milione di dollari negli anni Settanta?

E anche se Doyle non avrebbe avuto dubbi sulla domanda “Il poker è un gioco di fortuna o di abilità?”, ha dimostrato che il poker era un gioco di abilità anche molto prima che cominciassero a circolare termini come GTO.

Ma il vantaggio nel suo modo di giocare era più nebuloso, quasi mistico. Il dilemma “Il poker è un gioco di fortuna o di abilità?” non aveva una risposta sempre uguale, perché il poker era un gioco di “sensazioni” e non c’era a supporto dei giocatori una serie di dati.

“Mostrami i tuoi occhi e mi hai mostrato le tue carte”, diceva Doyle, facendo capire il potere delle espressioni del volto all’interno del gioco.

E se paragoniamo questa frase a quella di una delle figure più influenti del poker di oggi, vedremo quanto il poker è cambiato.
“Non mi baso mai sull’istinto”, ha detto sul suo canale Youtube Doug Polk, il multimilionario, il chiacchierone in canottiera, una celebrità protagonista di vittorie da record cash poker e proprietario di sale da gioco.

Polk preferisce usare i generatori di numeri casuali e tabelle generate al computer.
Provate a immaginarlo, non fidarsi MAI del proprio istinto!

Quando Doug ha trasmesso in live streaming la sua bankroll challenge del 2018, quella in cui ha trasformato 100 dollari in 10mila, ha preso molte delle sue decisioni utilizzando un semplice calcolatore.

Doyle interpretava le situazioni in maniera innata e precisa, ma Doug non si fida del suo intuito, ritenendolo troppo umano.

Ma trasformando il poker in un gioco che si fa con il computer, Doug può comunque rispondere direttamente alla domanda se il poker è un gioco di fortuna o di abilità e lo può fare in maniera matematica.
È decisamente un gioco di abilità!

Rispondono i computer: il poker è un gioco di abilità?

I programmi per il computer chiamati “solver” sono la base della teoria del poker moderno. Queste varie applicazioni identificano la miglior soluzione per qualsiasi mano di poker.
I solver poker, quindi, ci insegnano e ci aiutano a giocare in maniera ottimale.
Questa situazione è simile a quella che c’è negli scacchi, in cui ora si può giocare contro il computer.

E come negli scacchi, basta l’esistenza di questi programmi a indicare che la strategia nel poker esiste.
Quindi chiedersi se il poker è un gioco di fortuna o di abilità diventa quasi inutile.

Un'immagine del bellissimo evento di 888poker a Bucarest

Nessun programma può insegnare a vincere alle slot machine, a craps o alla roulette.
I casinò vi permettono addirittura di portare con voi i foglietti di strategia per giocare a video poker, visto che alla fine si parla di un gioco che non può essere battuto.

Ma si può diventare dei maestri, degli allenatori di poker, e lo confermano proprio i numeri!

A lungo termine il poker è un gioco di fortuna o di abilità?

Senza dubbio il poker è un gioco di abilità…a lungo termine. Un giocatore amatoriale di poker può tranquillamente battere un professionista in una mano di poker casuale.

Ci sono tantissimi video di giocatori alle prime armi che vincono contro professionisti che giocano da decenni e hanno guadagnato milioni.

Quindi la risposta se il poker è un gioco di fortuna o di abilità si può dare solo dopo un periodo più o meno lungo di tempo?

Continuiamo nel nostro ragionamento: a breve termine, il Texas Holdem viene deciso dalla fortuna che si ha nel ricevere le carte. E c’è anche un detto nel mondo del poker che dice “meglio essere fortunati che bravi”.
Ma, lo sapete già attenti lettori, la fortuna prima o poi finisce.
E solo chi ha un gioco solido può vincere a poker con costanza.

Ecco le statistiche menzionate nel mio libro A Girl’s Guide to Poker:

  • A che punto nel poker la fortuna viene battuta dall’abilità? A poco meno di 1500 mani, per essere precisi a 1471 mani.
  • 1471 mani sono di solito tra 19 e 25 ore di poker giocato dal vivo.
  •  1471 mani sono circa 16 ore di poker online, se si gioca a un tavolo di poker alla volta.

Superare questa cifra non garantisce il successo. Ma dopo questo punto, un giocatore che perde o che non ha esperienza non può continuare.

Un principiante difficilmente sopravvive a un giorno intero di gioco, a lungo termine per i giocatori di poker diventa assolutamente fondamentale avere serie capacità.

Il fattore tempo incide eccome sui risultati di poker

Un altro modo di considerare la domanda "Il poker è un gioco di fortuna o di abilità?” è quello di basarsi sull’esempio fatto prima, di un nuovo arrivato che gioca contro un giocatore professionista di poker con tantissima esperienza.

Il nuovo arrivato potrà essere abbastanza fortunato da vincere una mano. O due. O persino tre. Ma 100 mani? 1000 mani? 10mila mani?

Le probabilità diminuiscono con il volume di gioco fino a diventare praticamente impossibili.

Secondo i dati numerici, il poker è un gioco di fortuna o di abilità?

Come dimostra lo studio del 2015 intitolato “Beyond Chance? The Persistence of Performance in Online Poker”, i giocatori di poker d’élite rendono meglio di qualcuno che mescola abilità e fortuna.

E quindi possiamo ribadire di nuovo: il poker è un gioco di abilità? Sì!

  • I giocatori di poker che si piazzano nel 10% dei migliori nei primi sei mesi dell’anno hanno il doppio delle possibilità di fare altrettanto bene nei sei mesi successivi.
  • I giocatori di poker che rientrano nell’1% di chi gioca meglio nella prima metà dell’anno hanno 12 volte più possibilità degli altri di fare lo stesso nella seconda metà.
  • I giocatori che hanno fatto male dall’inizio hanno continuato a perdere.

Alla fine dunque questa ricerca mostra che i giocatori più abili fanno meglio di quelli che non sono abili. E non potrebbero ripetere il loro successo se il poker fosse un gioco di pura fortuna.

Uno studio della Citgal, Inc. su 103 milioni di mani giocate online ha portato a due altre conclusioni molto importanti;

  • I tre quarti delle mani non arrivano al momento di mostrare le carte.
  • Per gli amanti dei bluff, solo il 12% delle mani è vinto da chi ha le carte migliori

Nella maggior parte dei casi, chi vince non ha neanche la mano migliore!

Spesso e volentieri sono le mani peggiori, come un 2 e 7 a vincere

I giocatori più bravi vincono giocando meglio degli avversari piuttosto che avendo carte migliori. Il poker può sembrare un modo assurdo per giocare d’azzardo, ma c’è del metodo in questa follia.

P.S. I risultati dello stesso studio hanno stabilito che, tra i giochi di poker, il Texas Hold’em è abilità all’88%!

Quando si rischia – Il poker è un gioco di fortuna o di abilità?

Un’ultima nota sulla domanda “Il poker è un gioco di fortuna o di abilità?”.
La strategia nel poker può prevedere l’uso delle probabilità poker a livello matematico e a volte l'algebra vi suggerisce anche di rischiare.

Ci sono situazioni in cui vale la pena correre un rischio calcolato.

Per esempio potreste avere un progetto di colore che ha il 36% di possibilità di essere completato. Ma nonostante questa incertezza, le dimensioni del piatto potrebbero giustificare la decisione di giocare la mano.

Ragionate come se fosse una lotteria. Pensate di rischiare un euro per vincerne un milione.
Nella maggior parte dei casi non vincerete, ma la vincita è così grande da farvi puntare una moneta per provare a vincerne un milione.

*Il testo dell'articolo è stato redatto da Amanda Botfeld.