Il pioniere del poker italiano nasce a Genova nel 1954. Si tratta di un’epoca molto distante rispetto al gioco che conosciamo oggi, soprattutto se si considera che solo 16 anni dopo verrà disputata la prima, storica edizione delle World Series of Poker a Las Vegas. La distanza temporale sembra aumentare ulteriormente nel fare un parallelismo con la diffusione del gioco in Italia: in quegli anni non c’è praticamente alcuna conoscenza di varianti oggi particolarmente note come il Texas Hold’em e il Seven Card Stud (nati rispettivamente all’inizio del Novecento e nella prima metà dell’Ottocento). Gli italiani amano invece cimentarsi nel poker all’italiana (detto Five Card Draw in ambienti anglosassoni) o nella Telesina, un gioco simile al Five Card Stud.

È facile immaginare che i tornei di poker organizzati negli Stati Uniti in questo periodo siano poco più di un miraggio per i nostri connazionali. Come già accennato in altri articoli del nostro blog, la diffusione del Texas Hold’em in Italia verrà poi favorita dalla distribuzione di film americani e dalla nascita delle sale da gioco online. Tuttavia, già all’inizio degli anni ’90 Farina lascia la propria città natale per tentare la fortuna a Las Vegas, dove si cimenta dapprima nei cash game e successivamente anche nei tornei. Pur trovandosi catapultato in un mondo completamente nuovo, Valter ha alle proprie spalle un’esperienza decennale nel poker, soprattutto per quanto riguarda i cash game. Nel giro di poco tempo si appassiona al Seven Card Stud, che di fatto rappresenterà il vero e proprio trampolino di lancio della sua carriera. 

Giocatore Las Vegas

Nell’aprile del 1994 arriva il grande esordio alle World Series of Poker: prende parte agli eventi di Seven Card Stud con buy-in di 2.500$ e 1.500$, raccogliendo due settimi posti e un premio complessivo di oltre 20.000$. In particolare, al tavolo finale del torneo da 1.500$ Farina ottiene un piazzamento migliore di J.C. Pearson (fratello di Puggy Pearson e vincitore di un braccialetto WSOP proprio pochi giorni prima, in occasione del $2.500 Omaha 8 or Better), ma deve arrendersi di fronte a Johnny Chan e Mansour Matloubi, classificatisi rispettivamente al primo e al secondo posto. La strada verso il successo è ormai tracciata: nel 1995 Farina si iscrive nuovamente all’evento $1.500 Seven Card Stud, misurandosi in un field che conta oltre 240 giocatori. Sono in 16 a conquistare la zona premi, tra cui Men Nguyen (che nel corso della propria carriera si aggiudicherà un totale di sette braccialetti e quattro anelli WSOP) e i tedeschi Matthias Holle e Gerhard Mauerer (unici europei rimasti in gioco assieme allo stesso Farina). Nguyen si ferma al 15º posto, mentre Valter prosegue la propria cavalcata verso il tavolo finale. Si arriva così al 26 aprile, data storica per il poker tricolore: coadiuvato dalla dea bendata, come lui stesso ammetterà più tardi, Farina si esibisce in una prestazione impeccabile, che lo porta al trionfo nel testa a testa finale contro l’americano Steve Karabinas: è la prima volta nella storia che un giocatore italiano viene insignito di un braccialetto delle World Series of Poker. L’apoteosi di Valter viene impreziosita da un assegno di 144.600$, il risultato più remunerativo della sua carriera (che ad oggi conta un totale di 256.421$ in tornei dal vivo). Gli appassionati di poker dovranno attendere ben 11 anni per tornare ad assistere al successo di un italiano alle WSOP (nel 2006 sarà la volta di Max Pescatori, cresciuto e formatosi anche grazie ai consigli dello stesso Farina).

Nonostante l’eccezionalità dell’evento, il successo di Valter non trova il giusto riscontro sui mezzi d’informazione nazionali, che in buona parte ignorano quanto accaduto dall’altra parte dell’oceano. Una volta raggiunto l’apice della propria carriera, Farina torna a misurarsi nei cash game, finendo per diradare sempre di più la propria presenza ai tornei: occorrerà infatti un balzo temporale di otto anni per tornare a vederlo andare a segno in questa tipologia di eventi, con la partecipazione al St. Maarten Open del 2003, ospitato nell’omonima isola caraibica appartenente a Francia e Paesi Bassi. È proprio in quest’angolo paradisiaco che Valter decide di trasferire la propria residenza dopo gli anni di “apprendistato” trascorsi a Las Vegas. Oltre a raccogliere i frutti del proprio talento nella terra che lo accoglie, Valter sfrutta la vicinanza geografica per dirigersi regolarmente anche nei casinò di Aruba, Panama e Guadalupa. 

Fiches

Diversi sono i tornei a cui Farina prende parte tra 2003 e 2004. L’anno successivo, nel decennale del suo primo (e fin qui unico) braccialetto, torna a sedersi a un tavolo delle World Series of Poker, dove prende parte al $1.500 Pot Limit Omaha posizionandosi al 13º posto finale. Successivamente a una nuova parentesi di tornei disputati tra St. Maarten e l’isola di St. Kitts (tra cui si segnala una vittoria nel St. Maarten Open del 2006), Farina si reca nuovamente a Las Vegas per le WSOP del 2007, partecipando agli eventi $1.500 No Limit Hold’em e $10.000 World Championship Pot Limit Omaha, aggiudicandosi una somma complessiva di quasi 30.000$.

Dopo aver preso parte alla 40ª edizione delle WSOP nel 2009 (ottenendo il settimo piazzamento in the money della manifestazione), il pioniere italiano si prende una lunga pausa dai tornei, tornando a piazzare una bandierina soltanto dieci anni dopo, in occasione di due appuntamenti del circuito WSOP a St. Maarten. La vera passione rimangono però i cash game, cui Farina dedica diverse ore al giorno nell’arco di tutta la settimana. La sua attività risulta particolarmente proficua nei periodi di maggior afflusso turistico nelle isole caraibiche, considerando anche la scarsa partecipazione di veri e propri professionisti del poker. 

Per sua stessa ammissione, Farina preferisce di gran lunga gli eventi cash game in quanto la componente aleatoria sarebbe meno influente rispetto ai tornei, che possono creare grandi difficoltà anche ai giocatori esperti e ben rodati.   

A dispetto di una lunga assenza dai casinò di Las Vegas, Farina non esclude un possibile ritorno alle World Series of Poker, che gli conferirebbe un’aura per certi versi assimilabile a quella del mitico Doyle Brunson, pilastro della storia recente (e non) del poker. I tifosi italiani non possono che augurarselo, ma qualunque sia la sua scelta, nulla e nessuno potrà cancellare il nome di Valter dai libri di storia del poker italiano.