Le World Series of Poker sono nate ufficialmente nel 1970. È il torneo di poker più importante in cui giocare a poker a Las Vegas per la maggior parte degli appassionati di poker.

Per quanto riguarda la mia esperienza, però, tutto è cominciato nel 1988. Ero lì per scrivere una storia, da inviato di GQ, riguardo un poco raccomandabile trafficante... di libri rari chiamato John “Austin Squatty” Jenkins.

Amici lettori, vi dico solo che poco dopo averlo intervistato, il suo magazzino è stato completamente bruciato in un incendio doloso e lui è stato trovato morto nel fiume Colorado vicino ad Austin, Texas.

Ma comunque, come potete immaginare, la mia storia era stata superata prima ancora che il suo corpo diventasse freddo.

Il Binion’s, Stuey Ungar e le WSOP

Tornando a noi, raccontare la storia di Squatty mi ha fatto conoscere un mondo affascinante che nel corso degli anni ha fornito materiale per parecchi articoli.

All’epoca quel torneo che stava per fare la storia del poker si giocava al Binion’s Horseshoe, uno splendido casinò a gestione familiare, che aveva un’atmosfera da Vecchio West.

Era la prima volta che mi capitava di vedere un personaggio incredibile come Stu Ungar dominare ai tavoli, anche se non avevo idea di chi fosse. Nel mio blocco per gli appunti l’ho descritto come “il Mick Jagger del poker”.

Stuey “The Kid” Ungar ha poi stabilito un record vincendo tre volte il Main Event delle World Series. Ed è anche stato il primo campione che non ha difeso il suo titolo l’anno dopo averlo vinto.

10 anni dopo, nel 1998 ero a Las Vegas per scrivere di lui, ma lui era rinchiuso nella sua stanza dell’albergo del Binion’s Horseshoe. Si era trasformato nell’Howard Hughes del poker, rinchiuso e senza vedere nessuno. Era dipendente dagli stupefaenti e stava ingannando anche il suo sponsor/benefattore, Billy Baxter.

Baxter aveva dato a Ungar 10mila dollari per entrare nel torneo. Unger aveva buttato via la sua parte del milione di dollari del primo premio dell'anno precedente, sperperandola rapidamente. Le partite a strip poker erano il minimo, una cosa del tutto innocua e tranquilla per gli standard di Stuey!

Ungar ha respinto la mia richiesta di intervistarlo.

Ma attraverso una buona dose di cocciutaggine, l’ho incontrato poco dopo. Abbiamo parlato durante un pranzo a buffet al vecchio casinò Arizona Charlie, molto lontano dalla Strip.

Mesi dopo è stato trovato morto all’Oasis Motel, un posto da quattro soldi, dopo un’overdose di un mex fatale e con le tasche completamente vuote.

Come mi disse all’epoca Mike Sexton, “Il piccolo cuore di Stuey lo ha abbandonato”.

Ma la storia di Ungar non è neanche lontanamente la più assurda delle World Series of Poker.

L'assassinio su commissione e il giocatore che trafficava droga

Un anno le WSOP sono state addirittura il luogo in cui è stato pianificato un assassinio in Texas (e Austin Squatty non c'entrava nulla). Questa storia me l'ha raccontata Becky Binion Behnen, la figlia del patriarca dell'Horseshoe, Benny Binion.

Il trafficante Jimmy Chagra era in attesa di una sentenza da parte di un giudice conosciuto come “Maximum” John Wood. Chagra era anche uno degli iscritti alle World Series of Poker.

Chagra era il classico tipo da non provocare, da non fare arrabbiare. Anzi, ha ispirato il personaggio di Anton Chigurh, lo psicopatico interpretato meravigliosamente da Javier Bardem in “Non è un paese per vecchi".

Alle World Series del 1979 Chagra si è ritrovato seduto vicino a un tipo chiamato Charles Harrelson, che non era nient'altro che il padre dell'attore Woody Harrelson.

Becky mi ha raccontato che Charlie Harrelson ha detto a Chagra, "quanto mi daresti per vedere morto quel figlio di una buona donna?", riferendosi a  Maximum John. “E Chagra gli ha detto che gli avrebbe dato un milione di dollari".

"Charlie è andato in Texas, senza giocare a Texas Holdem, lo ha ucciso, è tornato e ha detto a Chagra che voleva la sua ricompensa, i suoi soldi".

Li ha ottenuti? "Ovviamente", mi ha detto Becky. "Quel tizio aveva appena ucciso un giudice federale, cosa avrebbe potuto fare a Chagra? Jimmy gli ha dato i soldi in una scatola di pannolini".

In un'altra occasione è stato trovato un cadavere in una delle stanza dell'Horseshoe durante le WSOP, ma si dice che qualcuno abbia insabbiato tutto...

Scazzottata nel bel mezzo del gioco!

Il Binion’s Horseshoe potrebbe anche aver minimizzato una nottata di pugni e schiaffi, avvenuta nel bel mezzo del gioco. Questa storia me l'ha raccontata Erik Seidel, che è arrivato secondo nel testa a testa contro Johnny Chan nel 1988, quando io ero alle WSOP con Squatty.

Ma non mi dispiace per Seidel, che è comunque diventato uno dei giocatori di poker più pericolosi e vincenti del mondo!

 “Le World Series erano un po' il selvaggio West", ha raccontato Seidel, parlando di un giocatore texano con una fidanzata bellissima. "Mentre il texano giocava, un tizio che guardava la partita ha cominciato a provarci con lei. Il texano è saltato dal tavolo, lo ha mandato KO con un pugno ed è tornato tranquillamente a giocare".

Era come se non fosse accaduto nulla di strano. E, riconoscendo che il cowboy potesse aver ragione, Seidel ha concluso: "Sono certo che al tizio che è stato picchiato non è più stato permesso di entrare all'Horseshoe. Valeva tutto e i giocatori di poker professionisti si sono sentiti molto protetti". 

L'accordo segreto per il TITOLO!

Anche se ora vincere le Series dà parecchio prestigio, non è sempre stato così. Nel 1972 Doyle Brunson, che successivamente sarebbe diventato celebre come Il Padrino del Poker, e un altro giocatore hanno deciso di perdere volontariamente il Main Event delle WSOP.

Raccontiamo l'aneddoto in ogni dettaglio. Molto prima che il torneo fosse un evento mainstream, al tavolo finale c'erano questi tre giocatori:

  • Doyle Brunson.
  • Walter Clyde “Puggy” Pearson.
  • Thomas “Amarillo Slim” Preston.

Nel bel mezzo della partita, i tre si sono fermati e hanno segretamente deciso di dividersi i premi a seconda delle dimensioni degli stack.

E hanno anche deciso segretamente che a vincere le Series sarebbe stato Slim. Nel libro “Aces and Kings,” di cui sono uno degli autori, Brunson ha spiegato che non era interessato alla notorietà data dal vincere il torneo di poker più importante del mondo.

"Non volevo mettere in imbarazzo la mia famiglia", ha detto Brunson. "Le persone comuni, quelle che lavorano, non vedevano di buon occhio all'epoca i giocatori d'azzardo".

Ma anche ora che il poker attrae milioni di sguardi attraverso lo streaming online, non tutto è cristallino. Alle World Series of Poker dello scorso anno un gruppo di giocatori professionisti molto famosi ha accusato un altro giocatore di segnare le carte.

Le accuse non sono mai state provate. Anzi, il giocatore ha negato tutto e ha assunto un avvocato.

Il colosso delle WSOP non si ferma

Nonostante le accuse di comportamenti poco chiari e una storia fatta di cadaveri e di accordi segreti, nulla è in grado di fermare quel colosso chiamato World Series of Poker.

E il 28 maggio è iniziata l'edizione 2024 di quest'anno all'Horseshoe Las Vegas, proprietà della Caesars Entertainment, che ha appena cambiato nome e che prima, come sapete, si chiamava Bally's.

Le carte sono in giro e gli occhi sono tutti sulla competizione di gioco d'azzardo più ricca del mondo.

Michael Kaplan è un giornalista di New York City, USA. Ha scritto molto sul gioco d'azzardo per pubblicazioni come Wired, Playboy, Cigar Aficionado, New York Post e New York Times. È autore di quattro libri tra cui Aces and Kings: Inside Stories e Million-Dollar Strategies from Poker's Greatest Players.

È noto per giocare un po 'quando il tempismo sembra giusto.