I frequentatori storici (e appassionati di storia) del nostro blog avranno certamente avuto modo di leggere i tratti salienti della nascita e dell’evoluzione del poker. Si tratta di un tema che può confluire a tutti gli effetti nel bagaglio culturale di un individuo, come dimostra il fatto che proprio recentemente sia stata posta una domanda al riguardo in un noto quiz della televisione italiana. Le più antiche testimonianze scritte sul gioco ci tramandano che la versione embrionale del poker prevedesse un utilizzo di un mazzo a 20 carte: meno della metà di quelle attualmente adottate, con tutte le conseguenze strategiche che ne derivano. Le modifiche regolamentari fanno tuttavia parte dell’evoluzione naturale di un gioco (difficile trovarne qualcuno che sia rimasto perfettamente immutato e fedele a sé stesso nella sfida contro lo scorrere del tempo). D’altronde, volendo reinterpretare in chiave liberamente profana la celebre citazione di Tancredi nel Gattopardo, “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”.
Nel presente articolo, però, non ci concentreremo sui cambi apportati al regolamento del poker nel corso dei decenni, bensì su un aspetto significativo, per non dire preponderante, del gioco odierno: l’impatto esercitato dalla tecnologia.
Anzitutto è doveroso ricordare come la diffusione del poker (in particolare quella del Texas Hold’em) in Italia sia da ascrivere al fondamentale ruolo svolto da mezzi tecnologici che oggi non vengono più percepiti come particolarmente all’avanguardia, se non altro perché accompagnano la nostra quotidianità ormai da lungo tempo. Vale tuttavia la pena di riflettere sul fatto che, senza la funzione mediatrice ed esportatrice del cinema e della televisione, il poker a stelle e strisce sarebbe probabilmente rimasto confinato al di là dell’Oceano Atlantico. Un’ulteriore menzione va alla nascita delle sale da gioco online: un fenomeno relativamente recente che ha determinato nella nostra penisola una diffusione del gioco a macchia d’olio, spingendo molti giovani ad avvicinarsi al mondo dei tavoli di feltro (a titolo di esempio, si pensi alla storia di Dario Sammartino).
Fatta questa necessaria premessa, è tempo di virare su un’analisi dell’evoluzione tecnologica che ha dato il via a una nuova era, caratterizzata da una sempre maggior interazione con gli individui umani. Il fiore all’occhiello di questa svolta innovativa è probabilmente rappresentato dall’invenzione del computer, capace di rivoluzionare la vita e i costumi delle persone a partire dalla seconda metà del Novecento, trovando poi una fondamentale sponda nella nascita di internet, presenza (via via più) irrinunciabile ai giorni nostri.
Che ci piaccia o meno, l’epoca che stiamo vivendo ci richiede di fare i conti con un abile e sapiente uso della tecnologia: non rimanere al passo con i tempi comporta il rischio, soprattutto in contesti competitivi come quello che stiamo affrontando, di consegnarci alla mercé di coloro che sfruttano a proprio favore i nuovi mezzi a disposizione.
Ora però facciamo un piccolo passo indietro, tornando allo sviluppo dell’intelligenza artificiale applicata ai giochi. Per lungo tempo si è creduto che il Texas Hold’em fosse praticamente inespugnabile dinanzi ai tentativi di conquista da parte dei computer. Una delle pietre miliari della storia dei calcolatori è rappresentata dalla vittoria del computer Deep Blue in una partita a scacchi contro il campione del mondo Garry Kasparov (con il russo che poi si è preso la rivincita) nel 1996. La variante texana del poker, tuttavia, presenta importanti differenze rispetto agli scacchi: il numero di partecipanti può arrivare normalmente a un massimo di dieci; inoltre i giocatori (come un eventuale computer, del resto) possiedono un quadro informativo molto limitato in merito alle carte degli avversari.
Essendo sempre stato oggetto di studio e di interesse per lo sviluppo delle migliori tattiche e strategie possibili, il poker non poteva certo rimanere fuori dall’ambito di applicazione della tecnologia, che tanto successo ha avuto nel settore ludico (basti pensare alla nascita e all’evoluzione dei videogiochi, che soprattutto in passato prevedevano unicamente delle sfide tra l’intelligenza artificiale e i gamer, mentre oggi acquisiscono sempre maggior rilievo le partite tra esseri umani, come dimostra la diffusione degli e-sport). Sono state elaborate varie teorie e modelli matematici, sebbene la componente umana abbia sempre costituito un aspetto caratterizzante e difficilmente eliminabile nel gioco del poker (riuscite a immaginarvi una totale assenza di bluff o dei tentativi di decifrare i tell degli avversari?). In altre parole, anche i computer erano costretti a leggere le mosse degli sfidanti senza avere informazioni certe sulle loro mani. Come logica conseguenza, l’intelligenza artificiale risultava del tutto inadeguata ad avere la meglio su un bravo giocatore di poker: troppi gli scenari e le combinazioni possibili di cui il computer era chiamato a tener conto.
Col passare degli anni c’è stata tuttavia un’evoluzione nella ricerca e nello sviluppo, che ha portato gli esperti informatici ad applicare modelli di calcolo semplificati, per poi alzare gradualmente il livello di competitività tramite un particolare algoritmo incentrato sulla minimizzazione delle giocate meno redditizie: in questo modo, i computer sono diventati via via in grado di ridurre drasticamente le mosse sbagliate, elaborando più efficacemente strategie di gioco ottimali. Tali conquiste tecnologiche erano inizialmente applicabili alle sole partite heads-up con puntate predeterminate, ma la diffusione della notizia, con un articolo accademico pubblicato nel 2015, ha subito destato grande preoccupazione tra vari poker pro, in particolare tra quelli dediti alle partite online, timorosi che il talento naturale e la creatività umana subissero un forte ridimensionamento. Le loro paure sono state solo in parte confermate, ma è indubbio che si sia trattato di un punto di non ritorno.
Nel 2016 l’ex giocatore polacco Piotr Lopusiewicz ha creato PioSolver (più volte menzionato nel nostro blog), facendo da apripista a una nuova innovativa gamma di programmi informatici applicati al poker. I solver (o ‘risolvitori’, se preferite) sono dei software che, tramite dei calcoli matematici, sono in grado di indicare di caso in caso la mossa che garantisce le migliori chance di successo. Hanno certamente cambiato il modo di giocare, soprattutto ad alti livelli, trovando una grande diffusione tra i professionisti del settore. Si tratta di un programma sempre più accessibile, nel quale è ormai impossibile non imbattersi se ci si vuole dedicare seriamente allo studio e all’approfondimento del poker. Inutile dire che non è possibile avvalersi di questi preziosi strumenti durante un incontro, ma essi svolgono ottimamente il loro lavoro se usati in preparazione a una partita o in seguito alla stessa, per rianalizzare a mente fredda le proprie giocate e capire dove sarebbe stato più opportuno effettuare una giocata diversa. A storcere il naso saranno certamente i più tradizionalisti e i cultori del talento puro, ma l’utilizzo dell’intelligenza artificiale rappresenta la nuova frontiera dell’analisi teorica del gioco. Questo mezzo tecnologico, inoltre, non è soggetto ad alcune delle principali imperfezioni umane nel poker, come un’eccessiva emotività o il rischio di andare in tilt in seguito a una serie di risultati negativi.
Tuttavia, la perfezione non è di questo mondo, e i poker solver non sono esenti da questa legge inesorabile: se così fosse, la chiave del successo al tavolo di feltro starebbe nell’applicare pedissequamente quanto suggerito da un algido calcolatore elettronico. I risolvitori, invece, partono sempre dal presupposto che gli avversari seguano uno stile di gioco ottimale, il che non sempre corrisponde alla realtà degli eventi. Ne consegue la necessità di distaccarsi dai solver laddove ci si trovi a sfidare giocatori inesperti o, al contrario, particolarmente abili nell’adottare un atteggiamento imprevedibile.
Le risorse tecnologiche sfruttabili nel mondo del poker non si fermano certo ai solver: altri importanti mezzi ausiliari sono costituiti dai tracker e dagli HUD, ideati con lo scopo di registrare la cronistoria delle mani giocate con un avversario, così da fornire un quadro statistico utile a individuare i propri punti deboli e migliorarli (o, in alternativa, a sfruttare quelli dello sfidante).
Per finire, vale la pena di menzionare un’altra, suggestiva, innovazione tecnologica dal grande potenziale, ancorché non volta prettamente allo sviluppo delle strategie di gioco: la realtà virtuale. Ad oggi continua a rappresentare un prodotto di nicchia, ma la prospettiva di una maggior diffusione futura non può che farci pregustare l’idea di catapultarci in un mondo parallelo e credibile, che ci consenta di prendere parte a un incontro di poker stando comodamente seduti sul divano di casa.